SERIE STORICA – REGIO SOMMERGIBILE SCIRÈ 1941

SERIE STORICA – REGIO SOMMERGIBILE SCIRÈ 1941

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    Descrizione

    “Come va Bianchi?”
    “Bene comandante”

    “Hai paura?”
    “Si comandante”
    “Anch’io, bene, andiamo!”
    E fluctibus irruit in hostem – Dal mare irrompiamo sul nemico.
    Di Pierpaolo Rubeo per Squadratlantica
    2021 – Riproduzione vietata
    Chissà quanto era fredda l’acqua del Mediterraneo quella notte di 80 anni fa. La luna illuminava il porto della millenaria città di Alessandria d’Egitto. Il vento si era fermato, il mare era calmo, tranquillo, come i marinai a bordo delle navi di Sua Maestà: la Valiant, la Queen Elizabeth, il cacciatorpediniere Jervis, la petroliera Sagona.
    Alle ore 20.47 del 18 dicembre 1941, dopo aver navigato sempre al di sotto dei 60 metri di profondità lo Scirè si portò in affioramento e ad un miglio e mezzo circa dal porto egiziano tre “maiali” e sei uomini si staccarono dal sommergibile della Regia Marina Italiana.
    Durand de la Penne e Bianchi erano sul 221, Martellotta e Marino sul 222, Marceglia e Schergat sul 223.
    Lo Scirè era salpato da La Spezia la notte del 3 dando inizio all’ Operazione G.A.3. Nel portarsi sull’obiettivo era stato persino intercettato da un ricognitore britannico che fu ingannato dal corretto segnale di riconoscimento che gli italiani trasmisero, fornito loro dal SIS, il Servizio Informazioni Segrete della Regia Marina.
    C’erano da spostare i rapporti di forza nel Mediterraneo tra la Regia Marina e la Royal Navy. E c’era da recuperare prestigio e convinzione. Il disastro di Taranto e Capo Matapan avevano incrinato la potenza e la fiducia.
    Ma il Mediterraneo era, da duemila anni, il Mare Nostrum.
    L’audacia di pochi uomini contro ferro e acciaio.
    Mentre il 222 puntò la Sagona e il 223 la Queen Elizabeth, Durand de la Penne e Bianchi avevano come obiettivo la Valiant. Bianchi ebbe un malore dovuto al malfunzionamento del respiratore, ma De la Penne riuscì a manovrare da solo per 40 minuti e a piazzare le cariche. Erano le 3.06 di mattina. Poi entrambi furono scoperti, arrestati e sistemati nella stessa nave sotto la linea di galleggiamento. Quando mancava mezz’ora all’esplosione, De la Penne chiese ed ottenne di parlare con il comandante, a cui annunciò che la nave era stata minata e che doveva essere evacuata. Poi fu riportato agli arresti. E la mina esplose. Ma De la Penne e Bianchi riuscirono a cavarsela.
    Anche sullo scafo della Sagona fu piazzata la carica esplosiva ed anche Martellotta e Marino vennero poi catturati.
    Da manuale la manovra del 223, che minò la Queen Elizabeth, con Marceglia e Schergat che l’avrebbero fatta franca se i Servizi non li avessero dotati di banconote egiziane…non più in corso. Furono infatti presi il giorno dopo. Ma nel frattempo anche la maggiore delle navi da guerra inglesi era stata colpita.
    Al termine dell’azione le quattro navi erano state tutte colpite e in un colpo solo, anche se solo per un periodo limitato, la migliore Marina del mondo perse il dominio del Mediterraneo Orientale. Lo stesso Churchill, uno che era stato Primo Lord dell’Ammiragliato e di Marina ne masticava eccome, ne fu colpito e ammirato.
    Poi la guerra andò come sappiamo e dopo l’armistizio i sei lasciarono i campi di prigionia inglesi e tutti, ad eccezione dell’ancora convalescente Bianchi, scelsero di tornare a combattere al fianco degli alleati.
    Quando nel marzo del 1945 Luigi Durand De la Penne fu decorato a Taranto, ad appuntare la medaglia d’oro al valor militare sul petto fu un tizio chiamato Charles Morgan. Era il comandante della Valiant nella notte di Alessandria.

    Siluro lenta corsa Squadratlantica

    “How’s going Bianchi?”
    “Well Commander”

    “Are you scared?”
    “Yes Commander”
    “Me too, well, let’s go!”
    E fluctibus irruit in hostem –  From the sea we break into the enemy.
    Who knows how cold the Mediterranean water was that night 80 years ago. The moon illuminated the harbour of the of Alexandria in Egypt, the millenary city. The wind fell down, the sea was calm, calm, as were the sailors aboard Her Majesty’s ships: the Valiant, the Queen Elizabeth, the destroyer Jervis, the tanker Sagona.
    At 8.47 pm on December 18, 1941, after having always sailed 60 meters in deep water, the italian Regia Marina submarine Scirè came to the surface; in short time three “pigs” and six frog-men were released about a mile and a half from the egyptian harbour.
    Durand de la Penne and Bianchi were on 221′ mount, Martellotta and Marino on 222, Marceglia and Schergat on 223.
    The Scirè had sailed from La Spezia on the night of the 3rd, starting Operation GA3. In reaching the target it had even been intercepted by a British recon plane who was deceived by the correct acknowledgment signal that the Italians transmitted, provided to them by the SIS, the Servizio Informazioni Segrete (Secret Informations Service) of Regia Marina.
    After the disasters in Taranto and Cape Matapan the balance of power in the Mediterranean between the Regia Marina and the Royal Navy had to be restored, prestige and motivation needed to be recovered.
    Because the Mediterranean has been the Mare Nostrum for two thousand years.
    The audacity of a few men, against iron and steel.
    While the 222 aimed at the Sagona and the 223 at the Queen Elizabeth, Durand de la Penne and Bianchi aimed at the Valiant. Bianchi fell ill due to a malfunction of the underwater respirator but De la Penne was anyway able to maneuver the machine alone for 40 minutes and placed the charges. It was 3.06 in the morning. Then both were discovered, arrested and placed in the same ship below the waterline. When it was an hour and a half before the charges exploded, De la Penne asked and obtained to speak with the captain, to whom he announced that the ship had been mined and that it had to be immediately evacuated. Then he was returned to arrest. The mine exploded, but De la Penne and Bianchi managed to safely escape.
    The explosive pig’ head were also placed under the Sagona’s hull and also Martellotta and Marino were captured.
    “From the handbook” was the maneuver of 223, which undermined the Queen Elizabeth, with Marceglia and Schergat who would have either escaped the capture, only if the “Services” had not provided them with Egyptian courrency … out of course. They were in fact captured the day after. But in the meantime a great part of the britain fleet had been hit.
    Four ships had been hit in one strike, and, even if only for a limited period, the best navy in the world lost the dominion of the Eastern Mediterranean. Churchill himself, the man who had been First Lord of the Admiralty and known very well the navy war business, was struck and admired.
    Then the war went as we all know and after the armistice the six men left the prison camps and all of them, except for the still convalescent Bianchi, chose to return to fight alongside the allies.
    When Luigi Durand De la Penne was decorated in Taranto in March 1945, a man named Charles Morgan pinned the gold medal for military valor on his chest. The man was the commander of the Valiant on that Alexandria night.
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