(Immagine dal film Red Baron – 2008 )

perché avrebbe voluto dirglielo mille e mille volte. Il ricordo era quanto di più caro intimo e straziante gli era rimasto da quando i suoi pensieri non potevano più rifugiarsi nella speranza di vederla, di incontrarla, di lasciar scorrere le sue dita su quella pelle liscia. Maledetti loro e maledetta guerra. Quante volte la aveva osservata dormire ascoltando il suo respiro leggero, quante volte l’aveva accarezzata e l’aveva baciata, in silenzio, sforzandosi di non piangere.
Andava via con il cuore pesante e quella carezza ancora sulle dita. Le sue mani avrebbero poi impugnato armi, combattuto e dato la morte. Mani esperte nell’arte della guerra, mani che sapevano far volare un aeroplano con la delicatezza della carezza ma sapevano anche farlo diventare belva feroce dando gas al motore per farlo urlare, dita che senza guardare manovravano i comandi, polpastrelli che accarezzavano pulsanti di sparo. Po’ esse piuma, ma po’ esse anche ferro diceva il sergente. La stessa mano ama ed arma, la stessa carezza può essere amore e morte.
Ma basta. Era una giornata troppo fredda per quei pensieri. Sentiva quella carezza sulle dita, quella pelle morbida sulle labbra. Si strinse la sciarpa, una carezza gli sfiorò la guancia. Avrebbe voluto dirglielo mille e mille volte, ma aveva taciuto, gli occhi lucidi. Lei gli aveva invece regalato quella carezza. Io ho quel che ho donato.
Forse inseguiamo la morte perché siamo stanchi, in fondo combattiamo non per sopravvivere ma per morire, stufi di quello che vediamo. E poi invece una carezza ci riprende e cambia ancora il senso delle cose.  

IO HO QUEL CHE HO DONATO Squadratlantica